Il futuro dell’auto elettrica?

Intervista con il CEO-designer della Polestar.

Intervista a Thomas Ingenlath, il CEO-designer della Polestar: l’azienda dietro una delle auto elettriche più amate del pianeta.

Anche i meno avvezzi alle quattro ruote avranno, almeno una volta nella vita, sentito parlare del marchio Tesla. Sapranno anche, senza difficoltà alcuna, associarlo all’universo in piena espansione dell’auto elettrica. Meno nota forse ai profani, la compagnia Polestar (https://www.polestar.com/us/).

Nata come squadra da corsa della Volvo (https://www.volvocars.com/it), quest’azienda automobilistica svedese sembra aver tutte le carte in regola per fronteggiare i principali competitor del settore e allo stesso tempo appassionare gli amanti dell’elettrico. Se da un lato case di produzione come Tesla puntano tutto su autonomia e accelerazione, i brand come Polestar puntano probabilmente a una maggiore e più raffinata attenzione al dettaglio, al particolare, al bilanciamento fra oculato design e innovazione.

Il CEO di Polestar non poteva quindi che essere allo stesso tempo un rinomato designer: Thomas Ingenlath. Formatosi professionalmente, e artisticamente oseremmo aggiungere, con giganti del calibro di Bugatti, Lamborghini e Volkswagen, ha poi assunto il ruolo di vicepresidente del design della Volvo nel 2012 e successivamente, nel 2017, CEO della Polestar. 

Basta dare una rapida occhiata ai numeri per rendersi conto della portata del successo del marchio. L’azienda ha esordito con un modello ibrido d’alta qualità del valore di 150.000 dollari. Un corpo modellato interamente in fibra di carbonio. Ma è stato il 2020 a segnare definitivamente l’ascesa di Polestar: è proprio nell’anno passato che viene rilasciato il suo SUV-berlina completamente elettrico, valore 50.000 dollari, che come ha sottolineato Top Gear: “un veicolo dall’aspetto metallico sensazionale, frizzante, fresca, pulita. Carica di carisma ma fortunatamente priva di finte prese d’aria o altre sciocchezze aereodinamiche. Sembra l’auto che il futuro ha promesso”.

Thomas Ingenlath ha recentemente rilasciato un’interessante intervista, di cui abbiamo recuperato alcuni punti salienti così da poterli condividere con i nostri lettori Car3nd.

Perché sei diventato un designer di auto? Sei sempre stato un grande appassionato di motori?

Il mio interesse per il design era in effetti in qualche modo radicato nelle auto. Io stesso sono sempre rimasto molto scettico al riguardo, mi sembrava troppo il sogno di un ragazzino.

Ho poi però scoperto che in realtà esisteva una vera e propria professione del genere quando ho comprato una rivista di automobili che aveva fotografato una parte dello studio di design della Ford () a Colonia. Lì ho realizzato che poteva effettivamente esistere un lavoro simile!

Parlando della transizione verso l’elettrico, cosa sta azzeccando e cosa sta invece sbagliando l’industria automobilistica?

Ci troviamo un po’ in una fase d’incertezza. Di scomodità a tratti. Se hai prodotto auto per 25 anni, venire catapultati improvvisamente in questa nuova fase, senza sapere entro quali tempistiche l’industria passerà all’elettrico, può risultare alquanto difficoltoso.

Detto ciò, ora siamo ben oltre quel punto. Alcune delle aziende più coraggiose si sono già lanciate l’anno scorso, altre lo stanno facendo ora. Si va avanti a tutta birra. 

Ho come la sensazione che sia quasi un sollievo ora che siamo consapevoli della direzione da intraprendere. Ora basta metterci i soldi. Penso che nel momento in cui questa direzione sarà completamente chiara, tutto sarà di nuovo facile. Vedremo anche i produttori tradizionali recuperare terreno e l’elettrico ricevere il successo totale che merita.

Vuoi competere con tutti loro? E rilasciare una Polestar al prezzo medio di 35.000 dollari?

Non ci rispecchieremo mai in quel tipo di mercato di massa. La Tesla si sta muovendo su quel sentiero. Il nostro viaggio invece prevede di rimanere su standard molto più premium. Il modello Polestar 2, con la variante a motore singolo, sarà la nostra base di partenza futura (50.000 dollari a veicolo). Non è certamente un’auto economica, ma renderà possibile a molte persone di possedere un prodotto estremamente bello.

Lei ha recentemente annunciato un piano per costruire un’auto a zero emissioni entro il 2030. Non è rischioso farlo ora, dato che così tanti altri produttori d’auto stanno entrando nel mercato e costruendo elettriche poco costose?

Ha assolutamente ragione, fare questo e pensare di realizzarlo su una scala economicamente buona è a dir poco contraddittorio. Tanto per cominciare oggi come non sappiamo affatto come farlo. Questo progetto prevede anche di scoprire quali sono i modi per arrivare a una vera assenza di CO2. È palese che non si tradurrà in un processo economico inizialmente, ma una volta che si saprà come farlo, potremo portarlo in scala.

Sappiamo di doverlo risolvere! Perciò non si scappa. Prendiamo questo come obiettivo da cui partire. E per quale motivo sarebbe più assurdo o strano di affermare come altri: “Voliamo su Marte e cominciamo a viverci!”?

Se si fa il confronto, penso che le auto a zero emissioni di carbonio siano un obiettivo molto più nobile. Certo, non sarà un’auto offerta al mercato di massa nel 2030, ma se facciamo quel prodotto, se impariamo come farlo, allora il passo successivo sarà appunto portarlo in scala.

Alcuni ritengono che con auto tanto tecnologiche, in grado di guidarsi addirittura da sole, morirà di conseguenza ogni esperienza e piacere di guida.

Mio Dio, voi vivete in un paese con così tanti chilometri. Non credo proprio che proibirete all’umanità di guidare auto [ride]. Avete ancora le pistole!

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